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Manifesto: Un paradiso abitato da diavoli?



"Io pur venni a Napoli gentile e da bene, il cui sito a me pare meraviglioso e il più bello ch'io vedessi mai, perché io non ho veduto città ch'abbia dall'un de' lati il monte e dall'altro la batti il mare, come fa questa; ed anche per altre sue particolarità, che tutte insieme e ciascuna per sé la fanno parere mirabile. Ma perché dovete sapere che la natura non vuole, né si conviene (come disse Petrarca) 'per far ricco un, por gli altri in povertate', quando l'ebbe molte delle sue doti più care concedute, le parve di ristringer la mano, affine che l'altre città non le mandassero loro ambasciatori a dolersi con esso lei di tanta parzialità, e propose fra se stessa di dare questo paradiso ad habitare a diavoli; e così come aveva proposto, mandò ad effetto".

Così scriveva nel 1539 Bernardino Daniello, commentatore di Dante, riproponendo il detto popolare creato intorno al Trecento secondo cui la baia di Napoli era considerata un "paradiso abitato da diavoli". La triste etichetta era ben conosciuta ed adoperata anche all'estero ed è stata ripetuta, in molteplici contesti e varianti, fino ai giorni nostri.
Oltre l'etichetta, c'è una realtà triste e difficile, che riecheggia anche nei testi di chi ha profondamente amato questa terra, come Matilde Serao: "Tutto il letame delle bestie e delle persone e delle case, tutto è qui e nessuno ce lo toglie". In tempi più recenti, il mondo della camorra descritto da Roberto Saviano ha mostrato come i figli di questa terra l'abbiano coscientemente avvelenata con rifiuti tossici, confermando quindi l'antico detto.

Oltre i delinquenti ed il "volgo disperso" di manzoniana memoria vi è però chi, seguendo il monito di Benedetto Croce, fa in modo che questo detto "valga da sferza e da pungolo e concorra a mantener viva in noi la coscienza di quello che è il dover nostro".
Questo blog si rivolge a chi opera per fare in modo che questa terra diventi ogni giorno più bella e spero che possa essere un punto d'incontro per promuovere gli avvenimenti culturali e condividere le esperienze comuni. In queste pagine non troverete proclami politici, discussioni polemiche, o rivisitazioni di logori clichés come la maschera di Pulcinella, poiché non è utile crogiolarsi nel lamento o nella glorificazione di un passato idillico che non è mai esistito.

La rivitalizzazione ed attualizzazione del passato è tuttavia il passaggio necessario, il polo intorno al quale la popolazione recupera la propria identità e diventa collettività. La riscoperta del passato avviene per vie molteplici: riportando alla luce siti archeologici, dando nuova vita a vigneti abbandonati, riproponendo giochi tradizionali, portando nuova musica nei siti culturali.


Le falde del Vesuvio, la pianura fra Napoli e Nola, ed il Vallo di Lauro sono terre fervide di attività ed eventi, alcuni dei quali molto noti, come la festa dei gigli di Nola o il pellegrinaggio alla Madonna dell'Arco mentre altri, pur crescendo continuamente in importanza, hanno ancora un carattere sub-regionale e meritano maggiore attenzione. Fra questi ricordo ad esempio la festa delle lucerne a Somma Vesuviana o i lumina in castro nel castello di Lauro.

Questo blog aspira a diventare il luogo dove queste attività sono promosse con annunci e racconti di chi partecipa. Invito quindi i membri delle associazioni locali a mettersi in contatto con me, inviando una email a info@apollineproject.org, in modo da poter dare a questo blog un carattere collettivo con numerosi autori.

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